Ci sono 1685 buone ragioni per essere positivi. In un momento di disincanto italiano se non di rigetto per la politica, 1685 valdostani si candidano per le elezioni comunali, in una dimensione territoriale fatta di altitudini, paesaggi, comunità e persone. A volte con una sola lista, frutto di accordi di persone e di governo, a volte con due o tre liste, raramente su schieramenti precostituiti, spesso per diverse visioni del futuro del proprio paese. Certo, non tutto è poesia e tenue acquarello: gli scontri sono anche forti, anche personali. Il ritorno alla prevalenza del Consiglio rispetto al Sindaco nei piccoli comuni ridurrà molte tensioni e restituirà il senso del lavoro collegiale di cui, a distanza di tempo, parla con passione un Carlo Perrin, come avviene nei cantoni e nei land svizzeri e austriaci, e come si ritrova nelle pagine di Arend Lijphart, per chi volesse approfondire.
1685 candidati sono un grande valore per una comunità di 130 mila persone, che partecipa alle vicende personali e alle proposte, caso per caso. E’ un processo trasparente, di cui tutti parlano per strada, sui giornali e negli incontri anche casuali, tra critiche, battaglie, schieramenti e commenti, battute, speranze e progetti. E’ un punto di forza di cui non solo andar fieri, ma da proteggere e coltivare.
Perché dietro c’è una comunità, la stessa che cercava senza successo Henri Putnam nel Mezzogiorno, che raccontava Carlo Cattaneo dei comuni lombardi, che si trova nelle pagine e nelle lettere di Chanoux e del canonico Bréan. E’ una comunità che si protegge e si coltiva da sola, per lo stesso fatto di condividere uno spazio piccolo, bello e familiare, una piccola patria di luoghi e d’identità condivise. Un po’ è anche da proteggere, come fanno coloro che ritrasmettono il senso del volontariato, della vita comune dei paesi, anche nell’organizzazione degli eventi.
Rassicura il fatto che rispetto all’Italia in Valle esistano partiti vivaci e stabili, anche dal differente formato, che i loro esponenti si interessino ai principi della cittadinanza attiva (come un Piero Floris) o al rinnovamento dei partiti in Europa (come un Ennio Pastoret), e che facciano anche le battaglie quotidiane. Per questo è positivo che in Regione si mantenga e si rafforzi la trasparenza della politica, grazie ai giornali, e come testimonia il controllo sociale solido e attento del passaparola, che già accenna e si inquieta di possibili elezioni in autunno.
Gazzetta Matin, 20 aprile 2015