Si parla molto di un nuovo allargamento della maggioranza. La lettura dominante è cinica: dietro il teatrino della “difesa dell’autonomia e della zona franca” si tratta di un ritorno all’ovile. Il progetto è quello di sempre, ammantato di retorica autonomista ma focalizzato sulla gestione di un “sistema” indebolito ma stabile e che si fonda sul ruolo dell’Ente Regione, senza cambiamenti sostanziali nelle politiche e negli indirizzi.
Alcuni altri (meno numerosi) osservano che, se così fosse, l’attuale maggioranza potrebbe sinceramente fare a meno del suo allargamento, ed evitarsi discussioni e problemi che adesso approdano in Consiglio Valle soltanto una volta ogni due settimane, invece che tutti i giorni al telefono. L’allargamento non è un ritorno all’ovile: è dovuto piuttosto alla dimensione delle grane che la Valle e l’Ente Regione hanno davanti. Si tratta di un evento con qualche portata politica.
E’ un po’ quanto succede in Italia, dove il cammino delle riforme (che c’è nei fatti, anche se l’efficacia è in discussione) è difficile e richiede una trasformazione politica verso una forma di maggioranza capace di sostenerlo.
La rilevanza politica della discussione valdostana è ugualmente relativa alla capacità di farle, queste benedette riforme. Qualche idea sui contenuti circola da mesi: non ha senso far ancora acquisire immobili a Valle d’Aoste Structure, bisogna passare in gestione esterna gli impianti di risalita come già sperimentato in alcuni Comuni, CVA non può fare l’imprenditore privato a spasso per l’Italia visto che è un soggetto pubblico, la spesa va tagliata dove c’è il grasso e non dove c’è carne viva, bisogna migliorare l’accessibilità esterna, bisogna creare condizioni per far ripartire impresa e lavoro con metodi diversi dal passato. Una frase del Presidente ricordava che nulla sarà come prima. Sono d’altra parte finiti i trent’anni del riparto fiscale costruito negli anni Settanta e poi consolidato nel 1981.
“Lo Parti de la Nachon” assomiglia allora un po’ allo strano cambiamento in corso in Italia. D’altra parte a Roma passa più attraverso le persone rispetto alle sigle, con un cambio almeno parziale di squadre e di facce, di progetti e di messaggi.
Anche in Consiglio Valle bisognerà allora guardare alle persone più che i partiti, per capire se vinceranno quelle che guardano avanti.
(Gazzetta Matin, 25 gennaio 2016)