Ieri, 20 marzo, il dott. Pier Eugenio Nebiolo, direttore sanitario dell’ASL, ha voluto dare quella che lui stesso ha indicato come una “cattiva notizia”: l’ospedale Amedeo di Savoia di Torino non accetta più dalla Valle d’Aosta i tamponi di analizzare. D’altra parte è da domenica scorsa, 15 marzo, che non gli vengono più inviati. All’ospedale Parini, in quello stesso giorno, era entrato in funzione un apparecchio per le analisi, un “estrattore”, in grado di trattare 15 campioni alla volta.
L’estrattore in Valle d’Aosta si era reso necessario perché aumentava eccessivamente il numero di tamponi in attesa: circa un terzo era in ritardo, occorrevano diversi giorni per le risposte. Sabato 14 marzo si era giunti a 102 tamponi in attesa a Torino su 232 effettuati.
L’estrattore è entrato in funzione domenica 15 marzo, ed è stato presentato come un risultato molto positivo, che avrebbe superato il problema.
Il sollievo è presto scomparso. Due giorni dopo, martedì 17 marzo, i tamponi in attesa erano di nuovo 99, per poi salire inesorabilmente: 185 mercoledì, 246 giovedì e 295 venerdì 20 marzo. Se ne sono accumulati una media di 47 al giorno. Quasi 300 persone che non sanno se sono positive. La situazione si è poi complicata con la crisi alla microcomunità di Pontey, con 15 pazienti positivi su circa 40 ospiti. Si è deciso appunto di mandare gli ulteriori tamponi a Torino, visto l’accumulo su Aosta.
Il laboratorio valdostano, le cui persone lavorano con grande impegno, ha troppe richieste. E’ stato comprensibilmente in grado fino a oggi di dare gli esiti a una media di 62 tamponi al giorno: 42 lunedì, 58 martedì, 41 mercoledì, con un recupero giovedì, con 102 risultati, e una nuova discesa venerdì, con 62 tamponi esitati.
A metà settimana, il mondo politico e molte persone nella stessa ASL hanno richiesto a gran voce l’acquisto di un secondo estrattore. Tuttavia ancora giovedì sera il dott. Nebiolo non era in grado di confermare l’acquisto. Venerdì, in conferenza stampa è stato dato l’annuncio definitivo, con la notizia che l’estrattore sarebbe stato consegnato “i primi di aprile”. Ha cercato di rassicurare gli animi dicendo che i tamponi trattati erano di 120 al giorno quando i numeri, inesorabilmente, ci dicono che sono la metà.
Già oggi si pone il problema dei tamponi: non si riescono a fare abbastanza neppure al personale sanitario in servizio. Il numero delle analisi da effettuare aumenta con il diffondersi del virus. Per dovere di verità, abbiamo constatato che la crescita media della domanda di tamponi da analizzare è del 20% – dall’ospedale, dai medici di famiglia, dai reparti. Secondo le proiezioni, senza intervento, prima del picco epidemico indicato a fine mese e intorno a mercoledì prossimo 25 marzo, si potrebbe superare la soglia dei 500 tamponi in attesa.
Sarebbe una cifra troppo alta da gestire. Se poi il secondo estrattore entrasse in funzione intorno soltanto il 3 aprile, come annunciato, la cifra contabile potrebbe superare in quella data i 1000 tamponi in attesa.
Un numero così elevato è del tutto teorico, il frutto di una proiezione. Più probabilmente, in uno scenario come questo, come sta avvenendo altrove, non si potrebbe recuperare il ritardo e non si potrebbero fare ulteriori tamponi. E’ già successo, ci si troverebbe in una situazione simile a quella di Bergamo, di cui si lamentano i sanitari e il sindaco, Giorgio Gori.
Ci potrebbero essere tentativi di soluzione, se la Valle d’Aosta diventasse una delle priorità nazionali, o per esempio se la Regione o l’ASL o la Protezione civile o l’esercito mettessero in campo rapidamente un secondo laboratorio, con uno o due estrattori, da 50 campioni alla volta. Anche i reagenti sono peraltro oggi difficili da trovare, da cui l’importanza di un intervento statale.
Ci si chiede infatti se sia ancora possibile recuperare il ritardo, e non far dire alle altre Regioni e ai giornali nazionali che anche qui, come in Lombardia, i numeri (che poi sono persone) “non contano più nulla”.
Enrico Martial
(su Aostanews24.it)
21 marzo 2020
https://aostanews24.it/come-la-valle-daosta-affronta-il-ritardo-nellanalisi-dei-tamponi