Usciamo da una settimana difficile, segnata da un marcato nervosismo. La formazione del bilancio per il 2016 è il cuore del problema: le uscite superano le entrate, mancano 74 milioni. L’approccio resta quello di sempre, con una serie di tagli, più o meno lineari, dai servizi a bambini e anziani alla sanità, dai Comuni ai lavori pubblici. Rispetto all’anno scorso, il clima è però cambiato, la reazione sociale è più intensa. Si aggiungono poi problemi nuovi e difficili da interpretare, comunque di ulteriore peggioramento del contesto economico e politico.
La domenica, il Congresso dell’Union ha chiesto una “Ré-union”, cioè una specie di governo di solidarietà valdostana per affrontare la crisi politico-economica. Il mercoledì la proposta era naufragata in Consiglio Valle in una sonora bisticciata su otto risoluzioni dell’opposizione e nel nervosismo manifesto del Presidente. Negli stessi giorni la Confidi CTS valdostana è stata assorbita da quella piemontese, la trentennale Saison Culturelle è parsa in totale difficoltà (mentre i teatri a Torino funzionano). Dal Comune di Aosta si è scoperto che mancano i soldi per riparare gli automezzi, da viale Europa si è annunciata la chiusura dell’asilo nido. Sui grandi temi non va meglio: il governo nazionale ha accettato una risoluzione sulla fusione delle Regioni, la prossima settimana si parla della riforma delle Speciali in un convegno a Roma, ma non nelle nostre Valli.
Dalle notizie e dal governo traspare freddezza sui consumatori culturali, ricorsi su chi porta in dote a Torino i prestiti della legge regionale per le imprese valdostane, sufficienza sulle riforme istituzionali romane, muso duro verso opposizioni sempre più arrabbiate. Nervosismo comprensibile, ma forse non utile.
Mentre alcuni fili scivolano di mano, altri problemi si preparano. Da un lato la manovra economica rischia iniquità e ulteriori reazioni, se oltre al welfare non si interviene anche sulle sacche di grasso della spesa corrente –dai 19 milioni di rosso del Casinò alle partecipate da riformare. Dall’altro il governo rischia la delegittimazione se non risponde in modo adeguato all’accelerazione dello smantellamento dell’autonomia, che si è intravisto con il 118, il trasloco torinese di Confidi CTS e la risoluzione sulla fusione delle Regioni.
E’ davvero un passaggio difficile. Ci vorrebbe con un grosso sospiro e una bella passeggiata, prima di fare errori questa volta importanti.
Gazzetta Matin, 12 ottobre 2015