Rischiamo di distrarci

Rischiamo di distrarci e di prendere una sventola improvvisa. Malgrado i tempi di elezione del Presidente della Repubblica, le riforme vanno avanti: al Senato la legge elettorale, mentre alla Camera si vota sulla forma del Senato e sulle competenze regionali.

La situazione sembra rassicurante: Renzi ha detto che l’assetto regionale non è tra le priorità in discussione. In fin dei conti, il testo della riforma non pare introdurre cambiamenti così catastrofici: allo Stato andranno poteri che, malgrado la riforma del 2001, alle Regioni non sono praticamente arrivati. Gli Statuti speciali sembrano protetti dall’art.116, nasce persino il Senato auspicato e mai realizzato, forse debole, ma che si dice rappresentante delle istituzioni territoriali.

In Valle d’Aosta, il livello di allerta resta basso. A Cogne, alla Constituante valdôtaine promossa dall’UVP, è prevalso l’approccio convegnistico, con ospiti esterni e nessuna piattaforma. Ne è seguito un dibattito sugli assetti di maggioranza: riforme e Statuto speciale sono passati in secondo piano. La Constituantedovrebbe riemergere il 26 febbraio, ma occorre un tavolo aperto alle forze politiche e ai valdostani, mentre prevale il dibattito sui nomi, in Regione e ad Aosta.

Invece i segnali di pericolo ci sono, e forti. Proposte di fusione delle Regioni e contro le speciali arrivano da esponenti del PD, dal Presidente del Piemonte e da altri, come il socialista Di Lello. Gli emendamenti della Lega alla Camera propongono l’estensione della specialità a vari territori, svuotando il principio di sostanza politica. La ministra italiana per gli Affari regionali costituisce un comitato per studiare l’accorpamento tra Regioni. La Commissione della Camera per gli Affari regionali ipotizza l’eliminazione delle specialità, a favore di un edulcorato regionalismo differenziato. Sul Corriere, nel commentare il fine anno di Courmayeur, anche il critico televisivo Aldo Grasso implorava la fine delle autonomie speciali.

Sono segnali diffusi, ripetuti, persistenti, presenti nel corpaccione sociale e nella politica. Si potrà dire che Renzi terrà duro, che stiamo consolidando il rapporto con la maggioranza nazionale, che sono figure o partiti marginali. Sarebbe bene allora ricordare il clima d’insofferenza diffusa nei confronti delle specialità ai tempi di Vegezzi Ruscalla, che certo non era un esponente di primo piano del Regno d’Italia.

Gazzetta Matin, 26 gennaio 2015

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