Sabato scorso, 23 maggio, la Cooperativa Forza e Luce di Aosta che nel 1896 portò l’elettricità ad Aosta festeggiava da un lato i suoi 120 anni di vita e dall’altro il recupero della vecchia centrale di Saumont con un nuovo generatore idroelettrico e un nuovo fabbricato tecnologico. I 120 anni confermano solidità e coesione di quella “Vecchia Aosta” che va avanti, dalle famiglie più vecchie alle nuove, dai Gonrad, ai Boch, ai Torrione, ai Roux e ai Marten-Perolino, ai Fosson, ai Vietti e persino ai Martial e quanti altri, tra nipoti e figli, patois e vicende personali, matrimoni e nuovi arrivi.
La centrale di Saumont è stata devastata dall’alluvione del 2000, e a un certo punto ci si è chiesto se non fosse il caso di liquidare l’edificio, di chiudere la partita e farla finita. Invece è partito il recupero e la rimessa in funzione di un impianto da un centinaio di chilowatt, segno di una comunità testarda che non arretra, che non rinuncia all’iniziativa nata nel 1908. A costo di allungare i tempi di rientro dell’investimento, si è guardato al medio termine, ai nipoti di oggi che diventeranno prima padri e poi nonni di altri nipoti: che ritroveranno tra le loro mani la vecchia centrale ancora in funzione.
Da sola però la tradizione e la testa dura non bastano. Il recupero di Saumont è infatti fondato sull’innovazione, diremmo in Valle sul “Renouveau”, sulla capacità di stare nel presente, tra competitività, certificati verdi e automazione, in mezzo alle nuove tecnologie digitali della nuova sala riunioni e le trovate tecniche qui e là disseminate. Anche l’opera di mitigazione del rischio che segue l’alluvione del 2000 è innovativa e avveniristica: un anfiteatro e promontorio a protezione della centrale che quasi non si vede.
Con 600 milioni in meno nel bilancio regionale, i risparmi delle famiglie intaccati, una generale mancanza di visione, il caso di Saumont è esemplare, ed è incredibile come lo slogan di Tradition et Renouveau conservi intatto il suo significato anche oggi. Sul patrimonio di competenze e di risorse (la tradizione) e sull’innovazione (il renouveau) sono persino scritti i programmi europei per la competitività e lo sviluppo fino al 2020. All’alluvione economica e sociale del presente non bastano la firma del Patto di stabilità e le nuove giunte comunali, e non basta dunque tappare buche e fare amministrazione. Occorre anche visione, indicare una strada per ripartire, e intraprenderla.
Gazzetta Matin, 25 maggio 2015