Non rifiutare

Due giorni fa, nel scegliere la frutta al supermercato di piazza Plouves ad Aosta, una signora si chiedeva se il sacchetto che usava fosse compostabile.  Spedite dalla famiglia a portare la spazzatura in via Sant’Orso, due ragazze divertite piazzavano la plastica nei nuovi contenitori da Star Trek. Una trentenne con marito (o compagno) si lamentava bonariamente dell’altezza propria e dello sportello. Un tizio invece brontolava schiacciando con i piedi una latta di alluminio di un bar, perché non entrava nella feritoia.  Tutti ponevano con una qualche soddisfazione la tessera magnetica sul lettore, per far aprire il “flap”, chiedendosi se sarebbe poi stato quello di “destra” o “sinistra”.

Insomma, la nuova raccolta dei rifiuti nel centro di Aosta è davvero una novità. E’ stata accolta bene, e abbastanza bene persino da quelli che incontrano le principali difficoltà di adattamento, e cioè i maggiori produttori di rifiuti, commercianti ed esercenti. Il Comune aveva studiato altre esperienze europee, calcolato i costi e non solo i vantaggi ambientali. Soltanto ad Aosta, i setti centri di raccolta comporteranno 400 mila euro di risparmi annuali, tra riciclo venduto ai consorzi e minori costi di raccolta. Quando il sistema si estenderà a tutta la Valle il risparmio sarà  di milioni di euro: decine e centinaia di euro per ogni famiglia e impresa, anche commerciale. Siamo sulla strada dello zero rifiuti in discarica, come fossimo in Danimarca, in Tirolo o a Basilea. I soldi per l’inceneritore erano davvero buttati, e se ne stanno accorgendo anche al colosso di Gerbido a Torino. La tendenza all’economia circolare è davvero irreversibile, come è stato per la fine dei sacchetti di plastica o per l’energia degli edifici.

Ai commercianti costava poco lavoro mettere i rifiuti davanti al negozio, che però richiede più soldi nel servizio. Si guarderà quindi a come far meno fatica, ai costi non solo di acquisto ma anche di eliminazione degli imballaggi. I commercianti sono in prima fila nella battaglia, perché proprio a loro fornitori e produttori rifilano senza batter ciglio una montagna di scatole e plastiche intorno ai prodotti da vendere, e quindi appioppando di soppiatto molti costi aggiuntivi. Dal consumatore e dal negoziante verrà la richiesta di produrne meno, per spendere meno ed essere un po’ migliori. Il cambiamento è in corso e siamo in prima fila.

Gazzetta Matin, 8 giugno 2015

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