Vincitori e Vinti

La settimana trascorsa ha segnato la fine del progetto Renaissance e dell’alleanza alternativa: ed è ugualmente esaurito lo slancio che la nascita dell’UVP aveva suscitato, anche nei consensi. Entusiasmo calato, Constituante scomparsa come esperienza di mera comunicazione senza base politica, modesti risultati alle comunali, linea tragicamente conservatrice in economia: niente riforme ma aumenti di spesa, difesa a oltranza del passato benessere. L’arrivo del PD in maggioranza si fonda non solo nell’orientamento riformista nazionale “renziano” o nel tradizionale collegamento diretto con la maggioranza nazionale, ma anche e soprattutto nella crisi dell’opposizione. Sono fatti misurabili: lo spaesamento produce due voti di astensione anziché contrari al passaggio del PD in maggioranza e di Raimondo Donzel in assessorato. Una specie di pre-adesione, semmai il progetto di governo diventasse più solido.
Anche dal lato opposto le mappe sono confuse. Due voti simmetrici di astensione nella maggioranza indicano altro malessere, che sottende dubbi in altri consiglieri. Le ragioni di superficie che vengono di solito addotte – di carattere, di poltrona – sono di nuovo da interpretare come sintomi di un progetto che non è capito, è poco spiegato, è poco condiviso. Il risultato è che per eleggere il nuovo assessore sono servite almeno undici ore di estenuante dibattito.

D’altra parte, la confusione delle mappe riguarda tutta la Valle e non solo il Consiglio regionale. Singoli individui hanno forse le idee più chiare, ma non abbastanza da motivare e riunire gli animi. Eppure i fatti parlano chiaro: sono finiti i soldi in Regione, l’economia fragilissima è appoggiata su poche imprese e su un tessuto di competenze in trasformazione. Varie minacce premono dall’esterno, tra cui il protrarsi della crisi economica e forse nuove rigide riforme finanziarie in Italia. Tra tutte, così come suggerito dal sottosegretario Bressa in Parlamento, il 20 maggio scorso, anche l’ambigua tentazione di rendere più uniformi gli Statuti speciali, la cui crisi nelle regioni insulari rischia di avere negativi effetti su quelle alpine.

Con questo scenario, anche il nuovo governo non pare così forte, tra incomprensioni interne e grane esterne. Ci vorrebbe forse un governo di larghe intese o di salute pubblica, con cui capire e poi affrontare le riforme strutturali e urgenti che servono per stare al passo con gli altri territori europei.

Gazzetta Matin, 20 luglio 2015

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