D’un tratto il clima politico è cambiato, s’intravvede una prospettiva, forse già delineata ma ora più esplicita. Anziché battibeccarsi come al solito, maggioranza e opposizione hanno approvato insieme una serie di mozioni, scoperto linee condivise sull’autonomia, visione comune sull’edilizia e persino sui rapporti finanziari con lo Stato centrale. Ancora dieci giorni fa, sarebbe stato disprezzo e gelide parole, ora son sorrisi.
D’altra parte l’allargamento al PD non basta più. E’ stato superato dalle restrizioni finanziarie, dalle pressioni su autonomia e Statuto, dalle frecce sempre più appuntite in Consiglio Valle, e soprattutto dalla minaccia posta dal TAR sul pirogassificatore. Una grana con alternative da brivido e non aggirabili neppure con idee bislacche e antieconomiche, giocata come a dadi in attesa del Consiglio di Stato.
Tuttavia, se il nuovo clima è costruito come sembra sulle alleanze tra partiti, la novità allora non c’è. Al massimo il cambiamento sarà limitato a qualche posizione di governo, a qualche formale riga di programma. Se non è ricerca di un nuovo percorso ma è un ravvicinamento tra sigle (UVP e UV) allora gli occhiali per capire presente e futuro resteranno gli stessi. Malgrado i nuovi toni, la continuità sarà nei fatti, il cambiamento soltanto nella forma. L’esempio più recente viene dall’allargamento della maggioranza al PD, osteggiando però l’unico tentativo renziano appena diventato sindaco di Aosta. Allo stesso modo, il bilancio in preparazione non cambia di un rigo neppure sugli sprechi parigini, e viene confermata la chiusura della linea di Pré-Saint-Didier appena spente le luci del Consiglio Valle.
La visione sulle cose da fare, la distribuzione delle entrate e delle spese restano immutati non già perché il governo regionale e la Regione siano solidissimi: anzi con i vecchi occhiali a disposizione faticano a governare molti dossier, altri li lasciano in balia degli uffici, di un Ministro o di nessuno, dal treno all’organizzazione sanitaria. L’agenda sta passando dalla Valle all’esterno perché ancora non si è aggiornato il taccuino e condiviso un’altra agenda affidabile, capace di fissare in dieci punti in linea con il presente un percorso politico ed economico per i prossimi anni. E sarà meglio pensarci in fretta, perché è anche possibile che autonomia, bilancio e Consiglio di Stato s’incricchino tutti nello stesso tempo, prima che faccia primavera.
Gazzetta Matin, 9 novembre 2015