Pécresse resusciterà i neogollisti in Francia?

Alle presidenziali francesi del 2022, Valérie Pécresse sarà candidata per Les Républicains, il tradizionale partito della destra francese. I sondaggi la danno intorno all’11% delle intenzioni di voto. Alle primarie che si sono concluse il 4 dicembre, degli iscritti e non dei delegati, ha superato figure di prima grandezza, tra cui Michel Barnier, il negoziatore europeo della Brexit, forse il più noto in Italia, e Xavier Bertrand, presidente della Regione Hauts-de-France, il favorito che si stava preparando da quasi sei anni.

È ancora difficile immaginarla nel secondo turno a confrontarsi con Emmanuel Macron. Nei sondaggi prima di lei ci sono Marine Le Pen ed Eric Zemmour. La persona è combattiva, sopranominata “Pécresse la Tigresse”. Lei stessa si richiama ai modelli di Margareth Thatcher e di Angela Merkel.

La vittoria alle primarie è stata relativa in termini assoluti. Al primo turno (poiché hanno fatto i due turni persino con le primarie), quattro su cinque candidati viaggiavano con percentuali simili e scarti ridotti: Eric Ciotti, deputato ed esponente del dipartimento delle Alpi Marittime al 25,59% (28.844 voti), Valérie Pécresse, al 25%, Michel Barnier al 23,93%, Xavier Bertrand al 22,36% (25.213 voti, a 3.600 voti dal primo arrivato). Solo il medico Philippe Juvel è rimasto indietro, con 3.532 voti e il 3,13%. Al secondo turno, il 4 dicembre, Eric Ciotti, che rappresenta l’ala più radicale con simpatie per Zemmour, è stato lasciato solo: tutti i candidati hanno sostenuto Pécresse, che ha vinto con il 60,95%.

Sarà stato anche un terno al lotto a poche migliaia di voti, ma alla fine è Pécresse che ha prevalso. Formazione economica (HEC- Haute École de Commerce), ENA, giovane consigliera tecnica di Jacques Chirac, ministra di Sarkozy per l’istruzione superiore e poi al bilancio, presidente della Regione parigina Île de France dal dicembre 2015, sottraendola ai socialisti, riconfermata a giugno 2021. Tenace, capace di durezze, con uno staff reattivo, è un personaggio pubblico costruito nei dettagli. Gli osservatori in Francia aspettano per misurare il suo effetto sulla campagna delle presidenziali. Intanto, per capire la situazione, va notato che l’aumento degli iscritti al partito e quindi dei votanti alle primarie è avvenuto nelle zone urbane, e quindi nella regione parigina, e allora piuttosto a suo sostegno.

Nel discorso dopo l’annuncio della vittoria, Eric Ciotti era al suo fianco. Pécresse ha raccolto la sua marca identitaria nazionale (o nazionalista: una Francia più fiera), e poi ha rilanciato i contributi degli altri tre candidati: salvare e migliorare i servizi pubblici (del medico Juvel con più efficienza e risorse), ridurre il numero di funzionari pubblici, come dice Xavier Bertrand in logica liberista – ma lo dicono un po’ tutti – e riformare l’Europa, con richiamo a Michel Barnier, e certo non per rafforzarla.

Non era formalismo ecumenico: mettere insieme queste posizioni (nazionalismo, liberismo e statalismo insieme a braccetto) significa allargare lo spettro del consenso, tentare il recupero di voti sia dall’ultradestra di Zemmour e Marine Le Pen, sia dal macronismo che aveva fatto incetta di Républicains. Ancora qualche giorno fa, il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, si è unito al partito Horizons di Edouard Philippe a sostegno di Macron, ed erano entrambi di LR, come una bella fila di ministri dell’attuale maggioranza.

La strada non sarà facile. Dopo le primarie, Eric Zemmour ha invitato i sostenitori di Eric Ciotti a passare con lui. Marine Le Pen, misurato il pericolo relativo, ha liquidato la Précresse dicendo che dopo la sconfitta al primo turno inviterà senz’altro a votare Macron.

Quest’ultimo non si è pronunciato, prendendo tempo mentre si trovava in visita nei Paesi del Golfo.

Con Valérie Pécresse candidata dei Republicains, si conferma un asse politico ancora un po’ più a destra, in una tendenza che viene da Nicolas Sarkozy. Tra l’altro ha proposto che i reati commessi nelle zone critiche (le banlieue, o più precisamente le “zone di riconquista repubblicana) siano puniti con un’aggravante. Intende creare delle quote di immigrazione con accordi con i singoli Stati, oltre a rafforzare polizia e magistratura con risorse e persone (ma questo lo dicono in molti). Eric Ciotti proponeva una “Guantánamo alla francese” per i terroristi e di uscire da Schengen. Si è già capito che la sorveglierà, ha chiesto domenica un pieno adeguamento alla sua linea, mentre lei, al TG serale di TF1 di sabato sera aveva preso le distanze proprio dall’argomento “Guantanamo”.

in Start Magazine 6 dicembre 2021

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