Sulla portaerei Garibaldi a Ventotene, Merkel, Hollande e Renzi dispongono di un’agenda europea per settembre relativamente ben cadenzata. Il 4-5 settembre si riunisce il G20 in Cina, a Hangzhou, con la possibilità forse di parlare con Vladimir Putin (era previsto il gruppo Normandia a quattro sull’Ucraina), l’Eurogruppo si ritrova a Bratislava il 9 settembre 2016, il 16 settembre sempre a Bratislava si tiene il vertice dei 27 capi di Stato e di governo per trovare una strada per l’Ue senza il Regno Unito, mentre il 18 settembre ci sono le elezioni della Duma in Russia.
Attorno a queste date si dispiegheranno i temi europei e occidentali, dopo le linee-guida tracciate dal vertice dei capi di stato e di governo del 27-29 giugno (dopo il referendum sulla Brexit), dal vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio, e dopo i nuovi fatti estivi: il tentativo di colpo di stato in Turchia di luglio, il rumore di sciabole in Ucraina di agosto, le battaglie sul fronte sud.
LA POTENZIALE GUERRA IN UCRAINA
Dall’8 agosto è scattato l’allarme su una possibile azioni militare russa tra la Crimea e il Donbas. L’innesco è venuto da un presunto attacco in Crimea da parte di agenti ucraini il 6-7 agosto. I segnali sono passati al rosso, rafforzati contingenti e mezzi, con tanto di aumento di morti e feriti segnalati da parte ucraina. Dopo due giorni di preoccupante silenzio c’è stata la convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, vari contatti e anche un incontro tra il ministro degli esteri tedesco, Walter Steinmeier, e il suo omologo russo, Sergei Lavrov, a Ekaterinburg il 15 agosto. Si è temuto – e ancora si teme – la ripetizione di quanto avvenne nel 2008 in Georgia, anche allora al cambio di presidente statunitense, sotto Olimpiadi e in pieno agosto.
L’EUROPA VERSO BRATISLAVA
Dai vertici Ue e Nato di giugno e luglio è emerso che l’Europa è fin troppo destabilizzata, preda di eventi sostanzialmente incontrollati, dalla Brexit alle immigrazioni, all’instabilità economica e bancaria. Aiutati o ostacolati, hanno effetti sulla guerra ibrida, possono inibire la capacità di reazione, per esempio, a un’invasione in ulteriori territori ucraini.
Rimettere in pista l’Europa non è esercizio facile: la prossima tappa è a Bratislava il 16 settembre. I punti di riferimento sono il documento franco-tedesco di giugno (“A strong Europe in a world of uncertainties”), che propone un avanzamento dell’integrazione “per chi ci sta” su capitoli già noti – guardia costiera europea, sicurezza, unione bancaria ecc. – la posizione dei Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) che auspicano una visione più nazionale dell’Unione europea e il documento finale del Consiglio europeo di giugno, che auspicava un “progresso dell’integrazione per tutti”. A queste buone intenzioni si sono aggiunte l’iniziativa italiana sulla difesa europea con l’articolo di Paolo Gentiloni e di Roberta Pinotti – ministri degli Esteri e della Difesa – su Le Monde del 10 agosto, il vertice di Ventotene sulla portaerei Garibaldi tra Renzi, Merkel e Hollande del 22 agosto, e il tour presso le capitali degli Stati membri del Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.
LO TSUNAMI AFRICANO E MEDIORIENTALE
Da luglio a oggi si è assistito ai primi risultati del contenimento della pressione sull’Europa da sud – in Libia , in Siria, in Africa – e probabilmente da potenziali attacchi interni. Le missioni navali Nato e l’europea Eunavfor-Sophia nel Mediterraneo hanno un funzionamento che pare ordinario, tanto poco se ne parla. Vi è una determinazione che si legge sia nelle presenze europee “leggere” sul terreno sia nella ferma posizione americana rispetto all’aviazione siriana in protezione delle forze curde anti-Isis (qui l’articolo di Formiche).
Secondo le proposte Pinotti-Gentiloni, e di cui si parla a Ventotene, si auspica ora una più forte presenza europea, in alleggerimento anche finanziario del ruolo statunitense e della Nato. E’ tuttavia chiaro che anche in questo scenario l’Europa da sola non basta: oltre alle sanguinarie complicazioni siriane, il fronte sud ha visto anche un tentato colpo di stato in Turchia il 14 e 15 luglio 2016, a pochi giorni dalla conclusione del vertice Nato di Varsavia, a cui sono seguite notizie a catena, dalla liquidazione dell’area Gülen – fino in Azerbaigian – al ri-avvicinamento con la Russia, al blocco della base Nato di Incirlik del 16 luglio al paventato trasloco di testate nucleare in Romania, secondo le fonti diEuractiv citate il 18 agosto. Sono seri problemi alle porte europee dei Balcani, a loro volta pronti a traballare alla prima occasione.
LE BREXIT PROBLEMA MINORE MA NON SECONDARIO
Così la Brexit non pare più il problema dei problemi, ora che altre minacce hanno preso il sopravvento. Lo scontro frontale tra Bruxelles e Londra non è opportuno, sebbene il governo di Theresa May confermi un puro profilo di interessi nazionali a scapito delle logiche multilaterali, forse neppure dal punto di vista della sicurezza. Michel Barnier, nuovo incaricato per il negoziato da Bruxelles, risponderà con il linguaggio “degli interessi” dell’Unione. A oggi, le date del negoziato sono relegate al dibattito interno britannico, mentre l’intera questione dovrebbe diventare facile da risolvere, per non indebolire o destabilizzare ulteriormente l’Europa e con lei l’Occidente.
IL PROBLEMA BANCARIO E DELLA CRESCITA
La questione economica e finanziaria europea è divenuta anch’essa un problema di sicurezza, e i balletti della passata crisi greca, le ortodossie e le scuole economiche lasciano il terreno alla stabilizzazione. Vi è un rinnovato interesse per gli investimenti pubblici (europei e nazionali), che comporta per esempio il reale miglioramento delle pubbliche amministrazioni, di cui si è parlato all’Eurogruppo del 7 luglio 2016 e che ritorna nella riunione del 9 settembre a Bratislava. La lente secondo cui la stabilità economica è necessaria alla sicurezza attribuisce un peso diverso alla stessa riforma Madia o al referendum costituzionale, e in Spagna alla necessità di una soluzione rapida alla crisi politica.
LE NOVITÀ CHE SI ATTENDONO PER FINE AGOSTO
Se non vi saranno ulteriori sorprese in Turchia o in Ucraina, l’ultima decade di agosto sarà dunque di intesa preparazione per settembre. Dopo il G20, l’eurogruppo, il vertice di Bratislava a 27, le elezioni della Duma, dal 20 settembre si aprirà a New York l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e sarà l’occasione per un bilancio. Ci si troverà allora a breve distanza dalle elezioni americane, cioè di un altro bel dilemma sulla stabilità occidentale. Tra l’altro, il 18 agosto Paul Manafort, capo della campagna del candidato repubblicano, Donald Trump, si è dimesso. Erano emerse le strette collaborazioni con Viktor Yanukovych, il presidente ucraino filo-russo rimosso nel 2014 dalle proteste di Euromaidan.
22 agosto 2016