di Enrico Martial
L’idea di creare una laurea “europea” è venuta al Presidente francese, Emmanuel Macron, che l’ha lanciata al discorso della Sorbona del 26 settembre ed è stata approvata dal Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre scorso.
I 28 ministri dell’educazione che si sono riuniti a Bruxelles il 15 febbraio, oltre allo scambio di vedute hanno deciso di affidare al Commissario europeo all’educazione e cultura, Tibor Navracsics, la redazione di una proposta operativa.
Inquadrata nella proposta più generale dello “Spazio europeo dell’istruzione 2025” inteso a rendere più facili gli scambi e la competitività del sapere, comprende anche misure di ulteriore mobilità universitaria dei docenti e degli studenti (con una Card unica per l’accesso in tutta Europa a biblioteche e servizi), il rafforzamento di Erasmus+, e nuovi mezzi per la diffusione del plurilinguismo.
In un memo distribuito agli sherpa dei 27 capi di Stato e di governo a novembre scorso venivano già indicati degli importi di massima e si proponeva un progetto pilota da settembre 2018. La Commissione aveva tracciato la strada operativa con un documento di lavoro e con un appunto discusso alla colazione di lavoro al vertice di Göteborg dei Capi di stato e di governo del 17 novembre 2017.
E’ un programma in tre fasi fino al 2025:
-inizialmente con la costituzione delle reti di università con programmi comuni,
-poi con joint ventures
– e infine con la costituzione di istituzioni comuni, a cui si prevede di attribuire una forma giuridica europea per facilitare il finanziamento e la gestione internazionale.
Ci si laurea di solito in un’università precisa, in un singolo Stato. Un’università europea non sarebbe allora altro che una rete di università esistenti, che lavorano insieme e rilasciano un titolo comune al termine degli studi. Per laurearsi, si studia di anno in anno in ognuna delle università partecipanti, sviluppando la conoscenza di almeno due lingue oltre a quella materna.
La compatibilità già esiste, è definita nel “Processo di Bologna” a cui aderiscono le università dello Spazio europeo dell’istruzione superiore, allargato a 660 università di 78 Paesi. E’ il sistema dei cicli (triennale, master, dottorato) unito al sistema dei crediti. Le formazioni, cioè i corsi, sono infatti armonizzate e vengono misurate in “crediti”, da analisi matematica a psicologia sociale: studiare a Milano o a Dresda la stessa materia diventa quindi misurabile e intercambiabile.
Esiste anche già un’esperienza concreta di università europea. Dal 2016, un “campus europeo” (Eucor) riunisce le università di Basilea, Friburgo in Brisgovia, Alsazia superiore, Strasburgo e l’Istituto di tecnologia di Karlsruhe. Il progetto è emerso nel quadro della cooperazione frontaliera del programma europeo “Interreg” del Reno superiore.
- leggi su Business Insider Italia
23 febbraio 2018 6:00:59 AM 4161