In conferenza stampa con Ursula von der Leyen, il 7 gennaio, il presidente Emmanuel Macron ha ribadito la sua ferma posizione contro i no-vax, espressa al quotidiano Le Parisien, martedì scorso, 4 gennaio. “Era mia responsabilità suonare l’allarme” ha detto, aggiungendo che i no-vax “non soltanto mettono in pericolo la vita degli altri, ma restringono la libertà degli altri”.
Le sue parole erano state dure: “Non sono per rompere le scatole (emmerder) ai francesi” ha detto. “Combatto tutto il giorno contro l’amministrazione quando li ostacola. Bene, invece, voglio proprio rompere le scatole ai no-vax, è questa la strategia.” Ha anche aggiunto: “Quando la mia libertà giunge a minacciare quella degli altri, divento un irresponsabile. Un irresponsabile non è più un cittadino”.
Le reazioni a caldo
Le reazioni a caldo si erano soffermate sul linguaggio sopra le righe, andando in qualche caso a ripescare casi analoghi. Nel patrimonio politico francese c’è una famosa frase anti-burocrazia di Georges Pompidou, allora presidente, rivolta al collaboratore Jacques Chirac con un dossier pieno di nuovi decreti: “Arretez d’emmerder les français” (smettetela di rompere le palle ai francesi). Solo in modo marginale i commenti si sono soffermati sul tema politico della cittadinanza, e sui diritti delle minoranze. Le reazioni sono state essenzialmente d’ordine morale e istituzionale: Valérie Pécresse (LR) si è detta indignata, Jean-Luc Mélenchon (LFI) costernato, Marine le Pen (RN) ne ha sottolineato la volgarità e la violenza verbale, notando che si tratta di parole che non dovrebbero essere pronunciate da un presidente.
Come frantumare i Republicains
Nelle reazioni a freddo ci sono state altre due letture. Vi è stata anzitutto la relativa comprensione per la forte presa di posizione, compatibile con la gravità della crisi sanitaria, difesa dalla maggioranza e passata anche sui giornali. In secondo luogo, Macron non avrebbe però parlato sull’onda dell’emozione, ma nel quadro di una precisa operazione politica contro i propri concorrenti alle presidenziali.
Oltre a mettere all’angolo i no-vax, l’8% dei francesi che comunque non lo votano, sarebbe riuscito a isolare la sinistra antagonista di Jean Luc Mélenchon e soprattutto a creare una frattura nei Républicains, con buoni sondaggi dopo la loro campagna delle primarie ai primi di dicembre.
Valérie Pécresse, la loro candidata, a parole si diceva d’accordo sul super green pass (in Francia si chiama “pass vaccinale”) in discussione all’Assemblea nazionale ma il partito Les Républicains concretamente ne ostacolava l’approvazione. Il primo ministro Jean Castex era andato in aula a tuonare contro le opposizioni “irresponsabili”, che ne facevano surrettiziamente ritardare l’iter. Salita ulteriormente la tensione dopo le parole di Macron contro i no-vax del 4 gennaio, al voto sul super green pass in prima lettura in Assemblea nazionale, alle 5 e mezza del mattino del 6 gennaio, Les Républicains si sono addirittura spaccati in tre: 22 a favore, 24 contrari e 22 astenuti.
Una strategia al momento utile
Macron ha spostato per un momento i temi di campagna sulla crisi sanitaria, si è messo dalla parte del 90% dei francesi (per quanto non necessariamente omogenei), e ha lasciato gli oppositori in difficoltà. La serie di sondaggi svolti tra il 21 dicembre e il 4-5 gennaio lo presentano in testa e in crescita al primo turno: il Macron muscolare sale circa dal 23 al 26%, gli altri scendono da uno a tre punti percentuali, in un gruppo in cui si affiancano tra il 17% e il 13%, tenuto conto dei margini di errore: Valérie Pécresse (LR), Marine Le Pen (RN) e Eric Zemmour. Jean-Luc-Mélenchon (LFI) viaggia intorno al 10%, gli altri si trovano a livelli più bassi, Anne Hidalgo per il partito socialista è addirittura al 3%, Yannick Jadot per i verdi ecologisti è dato in discesa dall’8 al 5%.
in Start Magazine 8 gennaio 2022